Come stelo mi piego e ti raggiungo, angelo nel tuo inferno, demone di un perverso paradiso.

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Il codardo è uno che prevede il futuro. Il coraggioso è privo d’ogni immaginazione.

” Sai non penso di essere una donna così coraggiosa!”

“certo che lo sei, anche se ancora non lo sai.”

Ci sono compleanni che valgono la pena di essere festeggiati.

Soprattutto quando non avresti mai immaginato di farlo, avvolta in un abbraccio, sorridendo circondata da un affetto caldo e confortevole.
Eppure in questa pacatezza basta una sua parola, una richiesta, ed ancora una volta la bocca dello stomaco si chiude, stretta da una morsa di terrore.
Non so rispondere, non so dire, l’ordine sfida il mio equilibrio ed  anche quando da dentro di me le parole scorrono fluide nel momento in cui devono essere prononuciate svaniscono in un mormorio indistinto sulle labbra.
In silenzio, con gli occhi brillanti di paura e commozione, rimango a guardare mentre una mano gioca con i miei capelli e il suo sguardo eloquente invita all’ubbidienza:
“Sì Padrone”  neanche io so con che forza abbia accettato quando le ginocchia sono travolte dal tremito.
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Non  mi sono mai considerata una donna temeraria. Disegnando un’ipotetica curva gaussiana, rappresentante l’andamento del coraggio con il trascorrere del tempo nella mia vita, non credo che potremmo notare un picco altissimo.
Sono una persona che ama vivere tranquilla, generalmente.
Eppure c’è un altra parte di me che invece scalpita, sobbolle e fermenta. Un lato del mio carattere simile ad un vulcano inesploso che coccola magma nel suo ventre: un giorno sono quasi certa che esploderò ( si spera metaforicamente) divenendo nuova krakatoa.
E fra tutte, la mia più grande paura, non ho alcun dubbio a riguardo, sia esattamente quella di perdere il controllo di quel lato di me pur sentendone l’assoluta attrazione.
Sono una bambina che guarda la fiamma dentro di sé e prova a toccarla, bruciandosi di tanto in tanto ma non per questo apprendendo che quel dolore è controproducente.
Mi piace quella paura, mi piace quella sensazione di tachicardica tensione. Mi piace lasciarmici avvolgere come un guanto perfettamente calzante.
Io sono spaventata, ma sono felice di esserlo. Fossero tutte così le paure che dovrò affrontare nel resto della vita metterei una firma ora.
Anche e proprio perchè non sono l’eroina incoscente devo essere assolutamente certa che una sorta di controllo in queste mie scosse telluriche vi sia, se non da parte mia da parte di chi mi possiede. E’ una conditio sine qua non.
Ecco perchè ad oggi , quando cade per la terza volta il giorno del mio compleanno in questo posto, mi accorgo come nel spegnere le candeline  il mio desiderio non cambi. Chiudo gli occhi e invoco il mia eruzione controllata. Costruttiva e non distruttiva.
Mi rileggo  e mi rivedo: triste e carica di speranza, entusiasta ed adrenalinica ed infine fiera e consapevole.
Non v’è nulla al mondo che io desideri di più che sentirmi al posto giusto e al momento giusto. Abbandonata con serena fiducia nelle braccia di chi flagellerà le mie paure con gentile sicurezza.Valorizzata in quel lato di me che sprigiona energia viva e vitale.
Ottenere il meglio da me, da Lui, da noi.
E’ vero sono un anno più vecchia e non ne facciamo una tragedia.
Sì ho fatto un passo oltre ai miei marigini di sicurezza.
Ma la cosa più straordinaria è che quella curva senza picchi ha, da qualche tempo a questa parte,  avuto i suoi parametri fuori quota  e anche se non lo si nota, in quella linea morbida di una collina docile della mia quotidianità, dove tutto è prevedibile,  io ho chiuso gli occhi ed ho smesso di immaginare accogliendo ogni nuova asperità.
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