Come stelo mi piego e ti raggiungo, angelo nel tuo inferno, demone di un perverso paradiso.

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La fantasia è un posto dove ci piove dentro.

L’odore che impregna le mie narici è inconfondibile. Ha la fragranza dell’attesa incalzante. E’ l’umido che sta per arrivare. La pioggia imminente che invade i sensi. Avvolge l’aria e mi si attacca alla pelle ancor prima che faccia un passo oltre al posto coperto in cui ci troviamo.

Seguendo le  sue direttive mi sento vibrare. Non vedo, il buio della benda che si stringe attorno al mio viso crea in me un formicolare di percezioni, cerco di cogliere tutti i segnali che mi circondano, ma il leggero fruscio della pioggia che ha cominciato a scendere confonde tutto in un tamburellio.

Umido fragrante profumo di pioggia sulla terra.

La prima goccia che cade sulla mia pelle sembra placare lo scorrere del tempo, la seconda è un deflagare di stelle nel mio ventre.

Sono i pensieri liberi e sinceri di chi si affida e non ha paura.

E’ aria leggera e fresca come può essere solo quella estiva sotto la pioggia.

La mia pelle s’increspa violentemente, e non so se è per il vento leggero, le goccie che mi colpiscono o la mano che si posa al fondo della mia schiena.

Un passo oltre nell’oscurità, guidata da quella mano.

Quel contatto riesce a farmi desiderare che possa durare in eterno, mi ci aggrappo con il pensiero, sperando che non finisca mai, mi sento così vulnerabile.

Respiro a bocca aperta senza accorgermente, respiro di chi sembra a corto d’ossigeno, dispnea emotiva.

Sotto i piedi nudi sento la pietra bagnata, vi cammino con leggeri tentennamenti, come se camminassi su un pavimento di vetro. Solo per alcuni attimi vorrei vedere dove mi trovo, godermi quello che mi è stato descritto come un posto magico.

Fermi ad ascoltare la pioggia, godendosi il battito del cuore e del sangue che circola impetuoso nelle vene.

Potrei acconsentire ad ogni sua richiesta.

Le Sue mani,morbidamente si spostano sulle mie spalle e con gesti delicati e sensuali mi spogliano, allarga l’abbottonatura del vestito fino a denudare le spalle e la schiena, bramava la mia pelle, la mia eccitazione potrebbe raggiungere il culmine anche solo per come mi tocca. Alza la gonna fino a scoprire le mie terga avvolte nel cotone leggero degli slip bianchi. Una carezza morbida fino a riempirsi i palmi con i miei glutei prima di infilare le dita nell’elastino e farle scendere fino a sopra le ginocchia.

“In posizione, signorina”

Un ordine appena sussurrato alle mie orecchie, con voce appena arrochita del trasporto delle sensazioni.

Mi desto dai pensieri che a prescindere da ogni mio possibile controllo mi avevano trasportata in un limbo fatto solo di lui.

Il senso di abbandono è meraviglioso quando avviene verso chi potrebbe avere il tuo cuore pulsante in mano senza ricevere alcuna remora.

Le mani alla nuca, le dita intrecciate fra di loro come a creare un nodo impossibile da sciogliersi. Piedi appena distanziati.

Ecco come mi vuole, ecco come mi ha.

Vulnerabile, esposta, in sua totale balia.

Senza avere il tempo di respirare mi tocca con il mio carnefice, sfiora la pelle senza nessun avviso. Non ho problemi ad identificare il lungo bastone flessibile. Un ramo pulito dalla sua corteccia, leggero e senza nodi.

Me lo aveva preannunciato.

“Voglio frustarti sotto la pioggia” mi aveva detto qualche tempo prima “voglio farlo all’aria aperta, dove possiamo essere solo noi e la natura che ci circonda, dove puoi urlare senza che nessuno possa accorrere. Noi soli con il tuo dolore.”

O Forse l’ho chiesto io? Non ha alcuna importanza ora. L’adrenalina mi sta facendo impazzire, non so se e quando partirà il primo colpo, ma arriverà e io sentirò dolore, molto dolore.

Per Lui e per me.

Ansimo leggera sotto le sue carezze che si confondono con le gocce che colpiscono la mia pelle facendomi appena sussultare. Tocco reso ancora più ruvido dalla pelle bagnata. Tocco reso più eccitante sapendo che è solo il prologo.

La mia schiena si erge dritta e ferma, quasi insolente ai suoi occhi, brama nel farmela flettere sotto i suoi colpi

E poi arriva.

Il primo, duro e secco.

Il suo colpo.

Serro tanto i denti che credo andranno in mille pezzi. Traballo ma non emetto suono. Mi godo quel sordo bruciore che mi fa fischiare appena le orecchie. Come se, dopo quel colpo, volessi dimostrargli tutta la mia forza e devozione.

Ogni colpo successivo smembra la mia sicurezza e mi scioglie la lingua e la voce.

Mi fa gridare. Mi accarezza  e mi consola. Torna ad infierire fino a farmi piangere, fino a confondere le mie lacrime con la pioggia che bagna il mio corpo.

La mia eccitazione ha varcato la soglia dell’indecenza. La mia linfa scorre da ogni poro della mia pelle.  Le strisce rosse fuoco disegnano una trama fitta da sotto le spalle a sopra le ginocchia.

Ogni colpo mi ha lacerato l’anima. Ogni colpo mi ha fatto desiderare di appartenergli ancora di più.

Dolore e delizia.

Dolore e piacere.

Sua, almeno in questa mia strana fantasia, durante questo temporale.

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E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere.
(Gabriele D’annunzio)