Come stelo mi piego e ti raggiungo, angelo nel tuo inferno, demone di un perverso paradiso.

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Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato.

 

Sai contare?

( un sopracciglio si alza)

Credo che me l’abbiano insegnato per bene in prima elementare.

(sorriso)

E fino a quanto sai contare?

(espressione ignota ma che deve essere stata abbastanza eloquente)

Non ne sono sicura, ma prometto di impegnarmi.

(ironica, tremo)

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Le ginocchia puntano secche sul pavimento freddo, le braccia tese mantengono la posizione. Mi allarga le gambe e sistema i piedi, è la disciplina della postura : testa alta e sguardo in avanti. Una carezza delicata sui glutei esposti, bianco candore pronto a virare di colore.

Gli ho ricordato che meritavo  una punizione, ora saldo il mio debito.

La mano si alza e si schianta in un suono inconfondibile, brucia facendomi vibrare, pizzicore delizioso che strappa un sospiro.

Uno.

Ne seguono una serie, non manco un numero, ansimo  con lo sguardo che diviene liquido, tremo. Mi bacia, cerca la mia lingua,  mi accarezza. Come può tanta dolcezza non stridere con questo pungente delirio?

La pelle s’incendia , i colpi crescono di intensità e spezzano il respiro. Due, tre , quattro… dieci, dodici… diciotto…diciotto. Senza fiato.

La mano si ferma.

– Semaforo? verde, giallo, rosso… siamo sull’arancione? direi più sul giallo, Abbiamo finito?-

Non so come ma il cuore sembra spaccarsi da tanto intenso è il suo galoppare. Sono un fascio nevrile ed emozionato sotto le sue dita.  Non ricordo perchè ho meritato questa punizione, non in questo momento. Vorrei appoggiare la testa al suo petto eppure mantengo la posizione. Mi tocca. La mia fessura riconosce quelle dita, si apre e si bagna, trascende ogni mio controllo. Adoro questa sensazione. Adoro essere alla sua mercé.Il suono della sua voce mi arriva avvolgente, mi piace tutto di Lui. Mi penetra e mi fa tremare come una foglia e mi riempie dirompente con dita vogliose. Mi scuote intensamente l’idea che non c’è nulla che gli sia precluso, ogni sfumatura gli appartiene, se la prende.

Diciannove, venti. Due colpi secchi inaspettati. Non avevamo finito.

E’ il giorno del non guardare, non vedo le sue espressioni, lo vedo solo quando mi bacia, ama non concedere più del voluto. Vuole vedermi affamata.

Riempita da un vibratore torno a contare. Ogni penetrazione un numero, perdo il conto ed ogni volta ricomincio. Troppo intenso, troppo, la fica si contrae. Troppo presto, e non ho il permesso di godere, devio l’attenzione sulla maniglia della finestra che si staglia davanti al mio sguardo, ma devo contare, troppe cose, perdo il senno. Cinquanta, ora posso. Travolta. Ma questo orgasmo è suo, gli appartiene, lo ha strappato alla mia carne con un desiderio devastante, ma soprattutto lo ha strappato alla mia volontà.

Non so spiegare quanto lo volessi dentro di me, subito, caldo e profondo a godersi le intense contrazioni, lasciva puttana, non ho proferito parola, ma tutto di me lo urlava, ne sono consapevole. Lo era anche Lui.

Padrone di ogni mio sospiro.

Mi prende, quando ancora io mi chiedevo se lo avrebbe fatto lo appoggia su di me  e affonda.

Io continuo a contare: siamo passati alle decine, infiniti numeri che sottolineano le volte che mi fa sua. Fisicamente sua.

Inutile dire che tenere il conto è qualcosa che credevo più semplice. Gode di me e io godo con lui.

Persa e ritrovata. Cento colpi, ricominciati almeno una volta per sentire i fiotti caldi colpirmi ed inondarmi.

Piena di Lui, piena con Lui.

Anche ora, qui ferma a scrivere, con un unico pensiero nella mente.

Vorrei che ieri fosse oggi. Ancora una volta oggi.

 

 

 


Come acqua nella doccia, io mi sciolgo.

Ti ho sognato, eri nella mia camera quella notte. Chissà che non sia stata anche io nei tuoi pensieri.

Ero legata al letto a pancia in giù le caviglie bloccate ai lati. Il culo rialzato da un cuscino. Le cosce spalancate.

Nuda.

Quando mi penso accanto a te non riesco mai a vedermi vestita. Sai spiegarmelo?

Ti sentivo dietro di me, la tua bocca solleticava la schiena nuda, mi mordevi la pelle… non c’era rabbia in quei morsi, solo la voglia di nutrirti del mio desiderio di te.

Mi hai bloccato le mani dietro la schiena con le tue. Sbavavo il cuscino. Sentivo la tua forza in netto contrasto con la tua voce morbida che mi diceva che bel giocattolo confortevole fosse la mia figa. Sì! stavi dentro di me, eccitato… ti piaceva… affondavi profondamente, senza darmi respiro…

Non godere ripetevi mentre lottavo con l’orgasmo… Non godere ripetevi mentre gemevo rumorosamente.

Mi sono sentita liberamente costretta dal tuo ritmo, una battaglia  fra il mio ubbidirti e il tuo cercare di farmi cadere. Ti ho sentito pulsare ferocemente e riempirmi. Solo con i primi schizzi il mio intimo ha perso il controllo, contratto attorno a te come una bocca assetata, nutrendosi del tuo piacere.
Mi hai fatto disobbedire volutamente, senza possibilità di poterti resistere.

Nessuna via di fuga.

Follia pura, in un lago di umori mescolati.

Si mi sono fatta scopare, almeno nel sogno.

Peccato veniale?

Mi sono svegliata e non potevo resistere. La mia eccitazione urlava ferocemente una sodisfazione.

Sono andata in bagno, avevo bisogno di ritrovarmi sola, isolata da tutto e da tutti.

Mi continuavano a tremare le mani, sembravo un leone ma chissà com’è quando si tratta di te mi sento un agnellino… Ho sfilato i pantaloni, dentro i quali ho fatto scivolare la mano tutte le volte che me l’hai chiesto.

Sono la tua puttana.

Continuo la tua opera su di me, quella immaginata, quella sospirata. Vissuta.

Ho aperto il box doccia… ecco un angolo dove sentirmi rinchiusa oltre che tua, è intimità sensoriale oltre a quella emotiva ciò che ci/Ti dono, ho lasciato cadere il resto degli indumenti  sui fianchi rotondi, i piedi nudi sul piatto di ceramica. Stessa sensazione di freddo di quando mi ritrovo in ginocchio accompagnata al bollore del sangue che mi circola nelle vene.
Mi sono accucciata… ho allargato le gambe… la schiena appoggiata all’angolo…

Oscenamente aperta, lo sguardo corre sulla mia immagine riflessa, osservo come potresti vedermi tu. Le guance diventano incandescenti.

Vergogna?

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Ho chiuso le ante e mi sono toccata, sentendo il mio ansimare rimbombarmi nelle orecchie, bagnata ancora più di prima, assaporando il piacere, ringraziandoti sommessamente.

Anche se tu non me l’hai chiesto.

La tua voce ancora riecheggia nelle mie orecchie, il tuo nome, il tuo viso proprio difronte al mio… mi sono penetrata a fondo e muovendo l’altra mano con movimenti circolari sul clitoride… le labbra morse, i gemiti…. la tua cagna, la tua troia…. un sussurro rotto dall’emozione… deglutivo a fatica…

Le gambe facevano male, troppo male… tremavo mentre le ginocchia cedevano sotto il corpo investito dall’orgasmo.

Senza via di fuga.

Senza poter fare a meno di te.


Toccami.

Vorrei essere fatta di plastilina,

una creta da manipolare con insistenza….

vorrei vivere in un tornio fra le tue mani che mi plasmano, che mi danno oggi una forma, domani un altra…. dopodomani chissà…

ho voglia di essere toccata a lungo, profondamente….

voglio le tue mani…

grandi, forti…

le voglio sentire raspare la pelle… come se me la volessero grattare via…

Sentirle lievi sui piedi,per strapparmi un sorriso……averle sulle caviglie mentre mi stringi per far sentire la forza del tuo desiderio…. sentirle salire verso le ginocchia quando le spinte divengono più imponenti….. vorrei averle sulle cosce, bianche, morbide… fino a lasciarci le tue impronte rosse e violacee per le contrazioni che la mia carne nel pieno dell’orgasmo ti regala…vorrei sentirle scavare dentro di me, alla ricerca di un tesoro che non sta in un forziere..incessanti nel loro esplorare, testarde nel strappare alle mie corde vocali fino all’ultimo gemito….vorrei sentirle salire sui fianchi per impedirmi di allontarnarmi troppo quando vuoi farti cavalcare…. vorrei averle sulla pancia mentre ti aggrappi prendendomi da dietro…. affondare nella mia morbidezza….vorrei sentirle avvolgere con placido stupore il mio seno, che ogni volta te le riempie….averle calde, attorno, attratte dai capezzoli che chiamano a gran voce, ergendosi fieri, quelle dita maschili….sentirle prorompenti e per nulla timide mentre la forza con cui si imprimono mi fa squittire…ho voglia di sentirle avvolgenti e invitanti mentre mi si appoggiano sulle spalle chiendendomi di scendere con esse…Sentire che il mio sguardo scende con esse….

trovarmi inginocchiata…

il respiro forzato, la gola  che si gonfia ad ogni affondo…

le lacrime strappate per i conati trattenuti…

Usata.

Non chiedevo di più.

Toccata.

Perchè  quando la mia bocca ti accoglie è come se la tua eccitazione fosse accolta nelle sua casa.

Perchè quando la mia lingua raccoglie i tuoi schizzi, e te li mostra fieri, è come se fossi una cagna che ti ha riportato la palla.

Perchè  se mai mi scopassi la gola,

adesso,

io credo che non riuscirei a non pensare che finalmente sento….

quele tue  tue mani da me fin’ora sognate avvolte nei miei capelli, che sono aggrappabili, stringibili..afferrabilini…

strette in un nodo che non vorrei mai si potesse sciogliere…

 

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E’ davvero successo?

Ho chiuso gli occhi per qualche attimo…

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li ho riaperti, e chiusi…. le gambe mi tremavano, mi sentivo traballante su quei tacchi… non solo vertigini da altezza, ma da emozione concreta…il mio cuore incessante tamburellava come un percussionista invasato… lo sentivo pulsare ovunque…io, ritta come un palo, immobile  trasformata in un gigante muscolo cardiaco..

ho guardato la mia mano tremolante..l’ho vista sfocata…l’ho sentita stringersi una volta in un pugno chiuso, come a scacciare quell’emozione..e riaprirsi lentamente,prima  di bussare a quella porta, la Tua porta…prima di calare il velo nero della benda davanti agli occhi…

se solo fossero usciti i tuoi vicini, credo che sarei morta… all’istante…come percorsa da una saetta, folgorata sull’altare della passione senza ancora nemmeno averla annusata…

Inarcata, le mani dietro la schiena… le ginocchia distanzate, attendevo il Tuo tocco, magari una parola…tremavo come una vergine che attende l’uomo che le infiamma l’animo… non è arrivato nessun tocco,solo il suono della porta che si apre…. non è arrivata nessuna parola…. ma è arrivato il Tuo respiro, caldo… hai respirato dalla mia bocca, ti sei avvolto del mio fiato corto, travolto dall’incapacità di reagire…Ti ho atteso, e mi hai premiata, mi hai toccata e mi hai tolto quelle piccole palline che mi hai costretto a tenere per ore… sono scivolate via lentamente, ma senza sforzo da tanta era l’eccitazione che mi bagnava…

Era come se non avessi mai vissuto altro, era come se fosse la prima volta… è sempre la prima volta…

Mi sono aggrappata a Te, mi hai spostato le mani….ancora dietro, nessun consenso… non ci capivo molto, mi sono aggrappata ancora…e tu allora hai parlato  ” Tieni indietro le mani” quelle parole la tua voce… era come se mi chiamassi amore…sono entrata in estasi….

La tua mano mi ha accompagnata dentro, mi hai sollevata dallo zerbino, il tonfo della porta che si è chiusa dietro di me , mi ha fatta sussultare…sentivo gli occhi lucidi, commossa dall’incapacità di tenere dentro tutto quel sentimento, quel desiderio…

Finalmente nella Tua casa…

Ho sentito nettamente il cuoio di un collare raschiare sul mio collo, grezzo da Cagna… non ne ho mai portato uno così alto, impossibile tirare in giù il mento…le fibie puntavano sulla nuca…Volevo guardarti, ci ho provato a sbirciare dalla benda, senza successo..l’avevo calata troppo bene, ho maledetto il mio perfezionismo, in un attimo di lucidità in tutto quel turbinio…

Mi hai piegata, a carponi…. il vestito alzato…. un tappeto sotto di me, lo sentivo morbido sotto le mani che ci affondavano, le dita ossute aggrappate come se potessi cadere da un momento all’altro nonostante la posizione stabile….Quel tuo sguardo io non l’ho visto… ma l’ho sentito penetrarmi così profondamente…mi fischiavano le orecchie….

Ho sentito la tua bocca assaggiarmi… volevi il brodo che il mio intimo aveva cotto per così tanto tempo…Stillato da ogni pensiero a te dedicato, la tua lingua si è insinuata e ha esplorato la tua proprietà… sondando ogni più impudica sfumatura di quella crema… il piccolo foro fremeva ad ogni passaggio, avrei potuto godere così…. istantaneamente, se tu avessi voluto…

No!! Tu non lo volevi, volevi affondare in tutto quel calore con la tua carne, volevi entrare nella Tua casa…. mi hai penetrato in un colpo solo…strappandomi un grido… ed ogni colpo era volto a farmi urlare di più… Non sai quanto avevo desiderato quel momento, non lo puoi sapere…

Non ti sei fermato, non ti sei fermato più….

ti ho bagnato il tappeto…

sono venuta così tanto, che ho sentito gli schizzi bagnarmi le cosce…


Che bel sole…

Che bella sensazione le tue mani sulla mia pelle…

Quanto ho aspettato questo momento, lo sai tu e lo so io… è stata un’attesa che n’è valsa la pena, è bello sentirti dentro di me, vivo e vitale… è deliziosa la sensazione del calore che bagna la mia carne per la voglia di te…

Sono una fragola matura, squarciata da un morso… il pube languido che riposa umido sotto la stoffa leggera dell’abito, che secerne a gocce, lungo la linea delle cosce,aperto, e voglioso,il suo pieno di liquido vischioso e bianco, il mio latte.

Mi hai voluta così oggi…mi hai voluta in questo ritaglio di tempo, desideroso delle mie labbra, avvolto dalle tue voglie che prendono forma dentro e fuori di me.

Sono quì che ti guardo, la tua cagna accalorata,nel pieno del suo estro…Sono il tuo albero, in mezzo a quelli che ci circondano, un’albero nodoso ed ogni rugosità della mia corteccia è un pensiero impudico; oltrepassi ogni mio limite, quì in questi campi che ci circondano.Un diaframma divengono i miei occhi, finestre dagli scuri socchiusi, graffi il mio corpo con le tue voglie ruvide e appagnanti. Ti piace ascoltare il mio ansimare, circondati dal nulla, avvolti unicamente da tutti i rumori e gli odori dolci di questo inizio primavera. È bastato poco perché le estremità carnose s’aprissero al tocco leggero di dita esperte.Le tue. Sei come il vento bizzarro e dispettoso di marzo: che sfoglia e scarta i petali dei fiori appena sbocciati e ne disperde poi, nell’aria, il polline giallo e farinoso.

Mi hai voluta così, in questo pomeriggio, li sento ancora i colpi del frustino sulle mie natiche, bramavo che tu volessi provarlo… la mia pelle increspata dall’aria frizzante reagisce violenta al colpo inferto, facendomi mugolare…Tu mi guardi ed io mi disciolgo… Tu mi sorridi e io mi surriscaldo… Tu mi tocchi ed io brucio… Tu tiri fuori da me esattamente quello che vuoi… Tu Vieni,  Mi Guardi, Mi Sorridi,  Mi Tocchi…Sono la tua Puttana presa in un prato di campagna… Mi sono sciolta, surriscaldata, bruciata….Sono solamente fuoco… mi ci hai portata tu in questo punto, fino a quando non  hai voluto soffocare le mie fiamme con il tuo desiderio…La mia bocca è divenuta la tua casa, solo quella desideravi… solo quella ti sei preso…sotto questo fresco sole, me l’hai scopata..la bocca.. mi hai raschiato la gola a forza di colpi….mi hai inondato con il dolce nettarino che pulsava nella mia testa già da tempo…ancora prima che ce lo schizzassi tu…

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Mi sarei fatta prendere da te in ogni apertura te in quel prato,violentata consensualmente, sapevi che ti volevo dentro, lo sentivi, chiaramente…sadicamente mi hai lasciato a desiderarlo….Le hai viste le mie lacrime pungenti sciogliersi sulle mie guance man mano che affondavi nella gola, mi hai visto trattenere i conati…le mie cosce spalancate percorse un fioco dolore che su spande sul resto del corpo.

Per te, mi sento bella, per te,sono lucente come la più luminosa fra le stelle.

Lo sai che dentro me c’è la voglia ribelle di chiudere quest’onta surreale di eccitazione che hai, nel farmi male. Godi nell’acquietarla ..Non lo voglio più…non ti voglio più…. lo voglio… ti voglio…. ti voglio ancora… di più… è questo che vive la schiava dentro di me, impossibilità di scendere dalla discesa nella perversione,perchè  le tue mani mi ci portano sempre più giù ,perchè  io mi riscopro ogni volta la tua cagna in calore.

Lo sento il  rumore delle tue dita quando entrano a forza dentro la mia figa, fanno male…fammi male…mi eccita. I tuoi occhi che osservano i miei gemiti; il tuo corpo che freme quando stringi il mio seno;Raggiungi l’apice del mio tormento a poco a poco, attraversandomi per un momento la schiena…il sedere…come troietta che freme di piacere. Lo vorrei dentro,sentirlo mio.Lo sogno immenso…lo cerco intenso…lo voglio vero..e invece tu mi dai quello in gomma..mi scopi con quello. Sciacquettano le mie labbra mentre schizzo sul sedile della macchina… un desiderio costante, lui…il tuo seme…dentro di me…mi accontenti,sul palato…il tuo sapore, il tuo odore, così familiari,così succulenti… Uno, due, tre colpi di frenetica passione nelle mie labbra ed il mio cuore si accende d’emozione, ancora una volta ho ceduto alla tentazione  di non farmene scappare neanche una goccia,

In questo prato, pieno di fango…

ho bevuto di te, mi hai riempito la gola…

e io la tua ingorda schiava, l’ho bevuto tutto…