Come stelo mi piego e ti raggiungo, angelo nel tuo inferno, demone di un perverso paradiso.

Articoli con tag “alzare la testa

Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco, che in un anno di conversazione.

«Era la cosa che aspettava da tempo, la cosa che le faceva trattenere il fiato ogni volta che lui le accarezzava la schiena, ogni volta che le slacciava i jeans.
Ripeté mentalmente la parola e sentí ardere le guance, poi un senso di ebbrezza vertiginosa, come un’eroinomane al primo irrompere dell’ago in vena: un istante di folle attesa prima di essere sommersi dall’onda.
– D’accordo – disse».

Il gioco, Melanie Abrams –

 

Trovarsi alle 16 di un assolato pomeriggio infrasettimanale non è una scelta fra le più fortunate. O no?

Soprattutto se l’appuntamento si dirige in un parco pubblico di tarda primavera.

Troppa gente attorno. E’ il mio primo pensiero.

Mamme con prole urlante che vorrebbe solo giocare sulle giostine che agghindano il verde.

Due signori piuttosto anziani.

Una donna con la spesa.

Qualcheduno troppo impegnato per alzare la testa e guardarsi attorno.

E noi.

https://i0.wp.com/fc03.deviantart.net/fs70/f/2012/008/3/5/357bb3fac9a094512cfb3ebf5351ca24-d4lpyu5.jpg

Una coppia come tante, affettuosa, intima. Assolutamente confondibile.

Ma niente è come sembra.

E’ il gioco in cui Lui mi vuol portare. Oltre i miei margini di sicurezza. Molto oltre.

E dire che tutto è partito da una telefonata inaspettata.

” un caffè fra un’ora? “

Come dire di no ad una simil offerta: una corsa affannata sotto la doccia, l’armadio spalancato, un vestito leggero verdeacqua e un trucco sottolineato dall’eyeliner.

Vederlo è sempre un’emozione fortissima. Il desiderio per lui mi fa risplendere la pelle come squame di sirena.

Il legno della panchina su cui siamo seduti è un solido appiglio per non galleggiare per la improvvisa felicità.C’è il vento leggero che fa frusciare le betulle che ci circondano, l’erba fresca solletica i piedi scoperti dai sandali.

Tutto così perfettamente tranquillo in apparenza.

Sono stata cresciuta con un profondo senso del pudore, di cosa è opportuno e di cosa non lo è. Sentire violata questa mia educazione devo ammettere che mi accende in una sorta di vertigine. Sempre al margine dell’inaccettabile.

Anche se fa caldo le mie guance non virano così spesso di colore solo per qualche raggio di sole.

Sono le sue parole sussurrate all’orecchio, il mio vestito che offre così tanti punti deboli che ogni assalto delle mani è inarrestabile. E’ compiaciuto dall’effetto che ha su di me, ha lo sguardo del goloso seduto ad un banchetto.

Nessuna spallina limita le sue dita che vogliono scoprire il seno.

Lo sentirà il mio cuore esplodere in un battito convulso mentre mi stringe a sè limitando l’altrui visuale alla mia nudità?

Respiro affannata mentre gli occhi si riempiono di eccitato terrore.

Labbra che baciano, labbra che percorrono i brividi, che li creano.

Di nuovo coperta e ricomincio a respirare. Sì oltre i miei margini di sicurezza, ma abbandonati con totale fiducia. Come una giovinetta che impara a nuotare insieme al suo istruttore.

Non riesco a staccare le mani dalle sue, gli occhi dai suoi. Senza quel contatto crollerei in milioni di piccoli pezzi, travolta dalla mia vergogna.

Ora è la gonna che si alza,osservo l’ennesimo assalto e la mia voce trema mentre istintivamente pongo una remora assolutamente sgramaticata: ” troppe cosce per i bambini?”

Ridiamo. Una grazia leggera concessa alla mia tensione.

Ma non demorde il suo intento.

Sa che sono eccitata, e vuole sentirlo. Gli slip sono già bagnati quando le dita li sfiorano, la domanda era d’obbligo.

“come mai tutta questa umidità?”

Non rispondo subito, farfuglio. Muoio alzando gli occhi al cielo.

Tirata su di lui, penetrata a fondo dalle dita . Mi contraggo. I gemiti muoiono in gola.

Questo non è insegnarmi a nuotare nel mare della mia timidezza, ma bensì sfondare con un battifredo ogni mia remora in un assedio senza tregua.

Tremo. Ansimo affondata nell’incavo del collo di lui. Sono assolutamente presa. Una bambola fra le sue mani.

Colo sulle dita che mi esplorano a fondo, le stringo dentro di me in ondate di piacere.

Arresa, in questo gioco perverso alla sua volontà. Completamente sua.

Comunichiamo in una crescente passione molto più di quanto le parole lascive non riescano a fare.

Sono i corpi che parlano mentre le bocche si fondono, lo sguardo mi scava negli occhi in cerca di assenso.

Se dovessi parlare il mio raziocinio striderebbe come unghie sulla lavagna, lascio che sia tutto il resto a palesare quanto tutto questo sia ciò che voglio, che la strada percorsa è quella giusta.

Prende e pretende ed io, con cieco trasporto, dono tutta me stessa.

Il mondo attorno scompare perchè lui vuole che io non me ne curi. Resa oggetto e soggetto della mia sottomissione e del suo comando, sospinta a valicare il limite della decenza, abbandonata all’ estasi senza difese.

E’ il suo gioco che mi prende.

La mia resa vede entrambi vincitori.

“la prossima volta autolavaggio in bikini?”

“no, il bikino,no

(ok, ho il cervello annacquato!)

https://i0.wp.com/fc08.deviantart.net/fs16/f/2007/179/8/9/passion_by_Bersty.jpg