Come stelo mi piego e ti raggiungo, angelo nel tuo inferno, demone di un perverso paradiso.

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Le bestie non sono così bestie come si pensa.

Accasciata sulle ginocchia le mani a terra e il capo abbandonato morbidamente sulle tue ginocchia.

Oggi vuoi che sia solamente  una bestiola da compagnia, ed io entro nella parte. Come tale mi trovo a fare le cose che farebbe un cane: abbaiare, leccare, scodinzolare ed amarti  incondizionatamente.

Anche se tu fai finta di non vedermi ed io sospiro.

Testa inclinata, orecchie dritte, attendo un tuo gesto e ti guardo immobile. Silenziosa.

Mi accuccio con il muso appoggiato alle zampe allungate  e aspetto un tuo segno.

Educata, ma pur sempre istintiva. Lo capisco che mi segui senza ecclatanti manifestazioni. Proprio come se fossi realmente ciò che mostro.

Ho sete, la gola mi si asciuga per l’incapacità di lasciarmi completamente andare. Non sono mai stata una pet, non così.

Hai tutto il mio impegno.

Mi avvicino alla ciotola che tu hai predisposto per me, a colpi di lingua l’acqua fresca mi disseta. Gocciolo sul mento, il primo istinto è quello di pulirmi. Non posso farlo.

Poi torno da te, intento davanti al computer ticchettante sulla tastiera, ti annuso, mi guardi sbrodolare e ridi.

Avvampo e  mi allontano poco più in là nella mia cuccia.

Fremo e lo sai. Vorrei alzarmi e dirti che tutto ciò è ridicolo e porre fine a questo tormento, ma non lo è ridicolo. Non lo è.

Senza nessuna spiegazione, forse solo un movimento fugace del tuo sguardo su di me e i sensi si accendono, mi stai chiamando vero ? Eccomi nuovamente ai tuoi piedi, uno sbadiglio che pare un mugugno e all’improvviso sobbalzo e ti giro attorno con gioia mai provata. Fuggo e ritorno, ti spingo con il naso e mordicchio le tue dita, tiro i tuoi vestiti e poi rifuggo. Guardami ti invito al gioco, prepotente e dolce come solo una cucciola sa fare. Piegata e con il sedere in alto, ti pare di vedermi scodinzolare. Abbaio e nel mio sguardo vi leggi un sorriso.

Sorridi, ma senza mostrarmi i denti.

Mi lanci un gioco lungo la stanza che rotola via dietro ad un divano ed io, senza indugio, la rincorro e te la riporto, con lo sguardo fiero di davide che ha ucciso golia. Anche se è solo una pallina di spugna e non un gigante tiranno. Abbaio, questa volta credo davvero di scodinzolare.

Un tuo gesto ed il cassetto accanto a te si apre e io lo vedo stretto fra le tue mani, i miei occhi spalancati e le pupille dilatate, il collare e il guinzaglio, mi chiami e il mio nome lo riconosco dolce e familiare sulle tue labbra, mi appoggio ai tuoi stinchi guardandoti languida e porgendo il collo.

Andiamo a passeggio? un nuovo gioco?

Una carezza sul mio capo appena dietro la nuca, e senti che mi abbandono.

– Usciamo per una passeggiata –

Il cuore scatena il tumulto, sbianco ma l’emozione tocca picchi mai provati. Saltello sulle ginocchia che si indolenziscono sul pavimento freddo, abbaio entusiasta. Mi lancio su di te facendoti capire che accetto.

Mi fai alzare e ti seguo, tremo e lo sai,  portata a guinzaglio nel giardino sotto casa, celata dal buio della sera. Gioco con te e con questa parte che mi chiedi di donarti. Vuoi che esca il mio irrazionale quella porzione di me più istintiva, quella primordiale, vuoi vedermi improvvisare colta dallo stupore.

Annuso l’aria e ti sto al piede, un piccolo strattone al guinzaglio di cuoio e ti seguo. Mi parli morbidamente e io non so smettere di cercarti. Non pensavo potesse essere così. Lo ammetto sono (ero) scettica.

Ora capisco il senso di pace, senza fare domande. L’abbandono totale a qualcosa che possa essere il centro dell’universo : senza parlare, senza dubbi. Bestia per il suo Padrone, cagna ubbidiente che si fida ciecamente.

” E’ ora che tu faccia pipì, cagnetta, perchè non ho nessuna intenzione di svegliarmi in piena notte con te che ti lamenti. “

Esterrefatta. Umiliata. Incendiata.

Un colpo secco in pieno stomaco.

Vacillo, lo sento e te ne accorgi anche tu.

Una carezza sulla guancia che bolle incandescente. Ti sorrido sempre senza proferir parola.

Un sospiro, la bocca che si apre  e si richiude. Non c’è reticenza che io voglia esprimere.

Mi guardo attorno per sincerarmi che nessuno mi possa vedere, lo sguardo lucido incontra il tuo.

Senza perderti mai di vista, calo i pantaloni e gli slip.

Accucciata e tremante.

Svuoto la vescica.

Hai vinto tu. Ho vinto io.

“Andiamo dai, rivoglio la mia Donna.”

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