Come stelo mi piego e ti raggiungo, angelo nel tuo inferno, demone di un perverso paradiso.

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Non si scrive perché si ha qualcosa da dire ma perché si ha Voglia di dire qualcosa.

Cosa? Sì, ecco la penna.

Tue le dita che la stringono.

Mi scopri.

Vuoi scrivermi addosso?

Respiro tumultuosa nell’uragano dei sensi che imperversano mentre tutto scorre.

Richiami la mia pelle ed essa ti si mostra in ogni brandello che possa essere denudato in mezzo agli altri.

Si vorrebbe di più. Molto di più, almeno io lo confesso.

Mi guidi in questo viaggio mentre divengo tela dipinta di nascosto, celata ad occhi indiscreti.

Scrivi, marchi ed imbratti in bella grafia quanto più ti passa per la testa.

Stili una mappa del tesoro che io possa ritrovare nel silenzio della mia stanza, nuda davanti allo specchio.

Oscenità frammiste a dolci confessioni.

Scivola lo sguardo e leggo la tua fame, come tu leggi la mia dietro le ciglia di truccate dal rimmel.

In questo momento, arrivato senza essere atteso, sento le tue mani che stringono la mia coscia  fasciata in jeans aderenti. Le tue dita cercano lembi di pelle a cui consegnare il tuo ordine e trascinarmi sulla strada dell’oblio inatteso. Desiderio di toccarti e annusarti, come cane impaurito, cerco in chi ci passa attorno lo sguardo di chi ha capito cosa sta succedendo. Fino a quando la tranquillità del tuo mi ha fatto sparire il mondo attorno. Ho fame di sentirti, la tua eccitazione che preme su di me , carnale sostanza  che mi rende stupefatta.

Quale reazione per averti dato  soltanto una penna.

Socchiusi gli occhi  sento il respiro dolce e gentile, così contrapposto a quello che invece agita il mio petto: paura, adrenalina e fame. Inchiostro che che mi sfiora, brividi disperati che increspano la pelle. Che voglia di bere dalle tue labbra quella saliva che sazia la mia sete del tuo piacere. Nel vento si disperde l’odore del mio stillato dallo scorrere  delle provocazioni scritte su di me.

Bocca contratta allo scorrere dell’inchiostro, la pelle divampa, il rossore arriva alle clavicole mentre un nuovo aggettivo agghinda la scollatura della camicia. Sono fuoco e tu sorridi compiaciuto. Sono complici evasioni nel tempo di un caffè, lo comprendo, ma  non sono parole al vento bensì dichiarazioni d’intenti. Dici non dicendo tutto quello che scorre dentro. Passione, desiderio, possesso, voglia.

Sono solo parole che prendono forma ed in esse si riscoprono intere galassie.

Non basta  è chiaro ad entrambi. Ti sei impresso nelle mie nudità, invisibile ad altri ma non  ai nostri occhi. Su di me sei il poeta che a mani nude va a confessarsi. Sei la bestia feroce che scolpisce il languore della mia eccitazione. Eccomi vulnerabile nello sguardo  e nella carne la tua pelle d’avorio divenuta pura tensione .

E’ un itinerario quello che redigi per me, sul mio corpo.

Mi fai perdere e ritrovare, a tuo piacimento.

Io seguo la rotta disegnata e mi affido a te.

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